giovedì 16 giugno 2011

Zanzare che fare? CHI sono, COSA fanno, COME difendersi!

zanzara tigre                 
Importata nel mondo occidentale dall’Asia probabilmente grazie al commercio di copertoni usati,
dove evidentemente ha trovato una nicchia adatta alla propria diffusione, la zanzara tigre (Aedes
albopictus) si è diffusa negli ultimi vent’anni abbondantemente sia negli Stati Uniti che in
Europa, arrivando a costituire un serio motivo di preoccupazione sanitaria e ambientale.
L’aspetto caratteristico la rende ben riconoscibile: grazie al corpo nero a bande trasversali
bianche sulle zampe e sull’addome e con una striscia bianca che le solca il dorso e il capo, si
distingue dalle altre zanzare per le abitudini e il ciclo di vita.
Grazie alla sua versatilità, la zanzara tigre è riuscita a superare barriere ambientali notevoli:
infatti, depone le uova in ambienti asciutti e poco luminosi dove sono in grado di superare
inverni anche rigidi. Il ciclo riprende poi quando si allungano le ore di luce, la temperatura si
aggira sui 10 gradi e questi ambienti si riempiono di acqua, spesso anche semplicemente grazie a
fenomeni di condensa. A questo punto le uova si schiudono, danno origine a larve e quindi a
zanzare adulte che colonizzano poi le zone circostanti secondo un andamento “a focolaio”, cioè
in modo non continuo e omogeneo. In Italia, è presente come insetto adulto da marzo a
novembre-dicembre, ma la deposizione della uova invernali, quelle destinate a svernare, si
conclude entro la fine di ottobre e metà novembre.
Aedes albopictus è vettore di diverse malattie virali, in particolare quelle causate da arbovirus, tra
cui la dengue, la febbre gialla e alcune encefaliti nelle zone tropicali e in numerose zone
dell’Asia. Nelle nostre zone questi agenti patogeni sono assenti e quindi questo rischio è solo
teorico. Non è possibile comunque escludere la possibilità che, in seguito alle modificazioni
climatiche o a eventi accidentali, aumenti anche la probabilità di diffusione di queste malattie nel
nostro paese.
Anche la sola puntura della zanzara tigre rappresenta un problema. Si tratta infatti di un insetto
molto aggressivo, che punge soprattutto nelle ore più fresche della giornata, al mattino presto e al
tramonto, e riposa di notte sulla vegetazione. Le sue punture procurano gonfiori e irritazioni
persistenti, pruriginosi o emorragici, e spesso anche dolorosi. Nelle persone particolarmente
sensibili, un elevato numero di punture può dare luogo a risposte allergiche che richiedono
un’attenzione medica. La presenza della zanzara tigre in numerosi focolai quindi può arrivare ad
alterare le abitudini delle persone, inibendo i bambini e gli anziani dal giocare e sostare
all’esterno nelle ore fresche della giornata, proprio quelle più piacevoli e adatte a questo genere
di occupazioni.
Prevenzione
Nei mesi più caldi, quando le temperature medie sono intorno ai 25°C, la zanzara può completare
un ciclo di sviluppo in meno di 10 giorni, con un picco di massima densità al culmine dell’estate,
tra agosto e settembre. L’azione tesa a contrastarla è di natura essenzialmente preventiva e deve
puntare a limitare tutte le situazioni e i comportamenti che ne facilitano la riproduzione e
diffusione.
La strategia di lotta, messa a punto dalle istituzioni sanitarie e dai comuni, si concentra
soprattutto sull’individuazione e distruzione dei focolai larvali e sulle campagne di informazione
al cittadino al fine di prevenire la possibilità di deposizione delle uova. Un altro aspetto
fondamentale è monitorare la diffusione dell’insetto. Per questo fin dall’inizio degli anni ’90, il
Laboratorio di Parassitologia dell’Istituto Superiore di Sanità è diventato centro di riferimento
per la sorveglianza e il controllo della specie, producendo numerosi studi al riguardo e
coordinando un programma nazionale di sorveglianza della zanzara, sistema che attualmente
funziona recependo le segnalazioni effettuate dalle Asl e dai comuni.
La diffusione della zanzara tigre è tipicamente urbana, e non si ritrova nelle aree rurali, proprio
per la sua propensione a deporre le uova in piccole raccolta d’acqua. Per questo, è necessario
monitorare tutte le zone in cui l’acqua ristagna, come i sottovasi di piante e fiori, le aiuole e le
vasche e fontane ornamentali, qualsiasi contenitore lasciato all’aperto, le grondaie, etc. Oltre a un
monitoraggio sistematico, effettuato ad esempio con impiego di ovitrappole, le istituzioni locali
dovrebbero provvedere a:
pulire i tombini prima dell’inizio dei trattamenti
effettuare trattamenti larvicidi perlomeno con cadenza quindicinale nei tombini e in tutte le
zone di scolo e ristagno poste in aree pubbliche
effettuare interventi mirati a disinfestare le popolazioni di zanzare adulte nelle aree
scolastiche e in altre zone dove l’infestazione sia particolarmente intensa. Questi
interventi possono essere realizzati con insetticidi di sintesi, i piretroidi, che però hanno
caratteristiche molto diverse dal tradizionale DDT e che non vengono in ogni caso
spruzzati in modo indistinto nell’ambiente, ma mirati a zone precise. Sono prodotti in
solventi acquosi, e quindi hanno un minore impatto sull’ambiente e sulla salute e sono
abbattenti e non persistenti. Non rischiano quindi di generare resistenze, ma hanno
un’azione acuta e non cronica, uccidendo le zanzare all’istante. Evidentemente, però, un
intervento di questo tipo richiede una accurata preparazione, sia per la individuazione del
sito dove le zanzare si riposano e quindi possono essere colpite, sia per allertare la
popolazione che si trova in quella zona.
mettere a punto campagne informative che coinvolgano i cittadini nella lotta alla zanzara
tigre, utilizzando tutte le strategie di coinvolgimento di tutte le fasce della popolazione,
come ad esempio gli anziani che si recano con frequenza ai cimiteri, che rappresentano
una delle aree a rischio di infestazione della zanzara.
I cittadini infatti possono efficacemente contribuire alla lotta cercando di:
evitare l’abbandono di materiali in cumuli all’aperto che possano raccogliere l’acqua piovana
eliminare l’acqua dai sottovasi, dagli annaffiatoi, dai bidoni, dai copertoni
innaffiare direttamente con le pompe gli orti e i giardini, senza mantenere riserve di acqua a
cielo aperto
eventualmente, se necessario l’uso di recipienti per la raccolta dell’acqua, cercare di tenerli
coperti e provvisti di zanzariera, ben fissata e tesa
pulire e trattare bene i vasi prima di ritirarli all’interno durante i periodi freddi. L’abitudine di
portare le piante al riparo dai freddi invernali, infatti, è probabilmente una delle cause che
generano, all’arrivo della primavera quando le temperature salgono e le piante vengono
nuovamente esposte e innaffiate, la schiusa delle uova invernali facilitando notevolmente
la diffusione della zanzara stessa nell’ambiente
introdurre pesci rossi, grandi predatori delle larve di zanzara, nelle vasche e nelle fontane dei
giardini
trattare i tombini, e tutti i recipienti posti all’esterno dove si raccoglie acqua piovana, ogni 7-
10 giorni con prodotti larvicidi specifici che si acquistano in farmacia. In particolare, il
prodotto più diffuso e consigliato è il Bacillus thuringiensis israelensis. Questo prodotto,
derivato da un batterio capace di produrre una tossina ad azione molto specifica contro la
zanzara tigre, ha numerosi vantaggi: è naturale e non di sintesi chimica ed è già presente
nell’ambiente, uccide solo le larve di Aedes albopictus e di pochissime altre specie non
causando quindi grande impatto, si degrada molto velocemente e quindi non persiste.
Questo è indubbiamente un grosso vantaggio sotto il profilo della salvaguardia
ambientale anche se obbliga a ripetere il trattamento con una certa frequenza.
Purtroppo, i repellenti naturali non sono efficaci contro la zanzara tigre. Le
persone particolarmente sensibili alle punture, anziani e bambini ad esempio,
dovrebbero quindi proteggersi con un prodotto repellente di sintesi, che però
va utilizzato con cautela e solo nel caso sia realmente necessaria l’esposizione
in aree a rischio.

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